Nasce sotto la bandiera di Panama, è figlio di un torero e di Miss Italia 1947 e da piccolo gli girano per casa Picasso e Hemingway: si sente poeta, ma farà strada grazie alla voce e alla danza. Tutto comincia in Italia con un brano di Toto Cutugno che lo rivela alla platea internazionale… Olympic Games è l’inno non ufficiale delle Olimpiadi di Mosca (quelle dell’orsacchiotto Misha e del boicottaggio USA). Siamo nel 1980 e Miguel Bosé inizia a fare stragi di cuori, tra cui quello della nostra cantante – ahimè, non ha voluto concederci la foto che la ritrae infante mentre riproduce la posa della copertina di un suo 45 giri.
Nel 1982 si affida alla coppia Maurizio Fabrizio/Guido Morra, freschi del trionfo a Sanremo un anno prima con Storie di Tutti i Giorni, e ci regala Bravi Ragazzi – un inno per giovani un po’ ribelli, ma sempre ben pettinati, che troneggia nelle scalette degli OttoEtti da una decina d’anni. (Per la visione dell’originale consigliamo un farmaco contro la nausea).
Dopo i fasti danzerecci di Super Superman, altro classico 8hg, Miguel si allontana un po’ dalle classifiche ma si aprono nuove strade: negli anni ’90 interpreta un giudice dalla doppia vita in Tacchi a Spillo di Pedro Almodóvar, quindi si dedica a un pop più raffinato, tornando poi a interpretare i suoi vecchi successi con big della musica latina come Shakira [alert: momento strappamutande], Ricky Martin e Laura Pausini, fino a ricomparire nei pressi di Maria de Filippi in tempi più recenti. Sempre con quella classe di chi tanti anni fa prendeva il tè con Pablo Picasso.