Scivola, Scivola, Scivola

È tuttora avvolto nel mistero il motivo per cui a chiunque imbracci una chitarra per la prima volta viene propinato il giro di Do. È però un fatto che, in migliaia di oratori d’Italia, tra i ’70 e gli ’80 moltitudini di giovanotti si siano cimentati con il Gatto e la Volpe. E spesso non siano progrediti oltre. In pochi avevano rivelato loro che, con la medesima armonia, avrebbero potuto suonare tantissime altre canzoni che popolavano le hit parade di quegli anni. 

Colui che elevò il giro di Do alla formula magica del romanticismo da classifica fu Umberto Tozzi da Torino. Ti amo e Tu hanno segnato la stagione 1977-78 e accompagnato il pomicio di milioni di innamorati. Intorno a questi brani, gli OttoEtti hanno costruito negli anni una mirabile architettura di medley: da Ricominciamo a Enola Gay, da Comprami a Sarà Perchè (…) ti Amo, cambiando l’ordine degli addendi l’effetto nostalgia resta invariato. 

Certo, limitare Umberto a un solo – e un po’ melenso – standard armonico è riduttivo: eternati nella storia del pop italiano ci sono brani molto più rockettari (del resto, Tozzi nasce chitarrista) come Stella Stai, una happy song che trova spazio ancora oggi nell’infinito revival di quegli anni, vedi l’ultimo film dell’Uomo Ragno (tutto vero).

A noi – e ai nostri fans – piace così

Forse la ricetta del successo di Tozzi è proprio in quei testi un po’ onirici, un po’ ironici e a volte un po’ criptici. Colorando il cielo del sud / chi viene fuori sei tu… Corpo a forma di “S” / dolce piede sul mio gas /quando vo, quando sto / per sospirarmi di più / per sospirarmi di blu.

Testi nel quale c’è sempre lo zampino di un certo Bigazzi – no, non quello della Prova del Cuoco – un signore che ha debuttato a Luglio (col bene che ti voglio), superando Montagne Verdi e approdando infine a Bella Stronza, nel frattempo vincendo Sanremo ricordandoci che Si Può Dare di Più, e trovando il tempo di dar vita ai gloriosi Squallor.

Gloria è senza dubbio la hit che ai nostri eroi ha dato più… fama, anche grazie alla versione inglese di Laura Branigan. Un brano passato in poco più di 40 anni dalle stelle (29 milioni di copie e primati di classifica internazionali, pure una piccola parte in Flashdance) alle stalle: ha fatto notizia l’uso (abuso) recentissimo da parte di un certo presidente americano – da cui Umberto si è prontamente dissociato.
Sic transit Gloria mundi.

Frustami: la vera storia

Siamo nei primi anni novanta, cassette pirata duplicate all’infinito stanno facendo la fortuna di artisti come Elio e le Storie Tese. Tra i banchi del liceo circola un motivetto: “Frustami, e dimmi che sono un porco”… Con altri compagni di scuola, cantante e batterista degli OttoEtti militano nella loro prima cover band.

Nel tempo libero, gli Odropiko Sound mettono insieme quattro magnifiche strofe: l’amore romantico prima si fa… litigarello, poi in un crescendo si svolta decisamente al sado-maso, fino al preoccupato ed accorato appello finale.

Audio esclusivo dal Live in Acquanegra sul Chiese 2008

Nei locali del mantovano, Frustami spopola grazie ai live degli Odropiko, e dopo qualche anno i ragazzi decidono di registrarla. Appuntamento a Gorgonzola (!) dove, grazie all’aiuto di una band bergamasca, parole e musica vengono eternate su nastro. La cassetta gira, gira e raggiunge fama imperitura come “stacchetto” CULT su Radio Deejay, per introdurre un ospite celebre (come si diceva allora) per la sua diversità.

Nel frattempo i ragazzi si assicurano la paternità della propria versione… mandandosi per posta la registrazione. E poi e poi negli anni a venire, Frustami nei mille piano bar del Lago di Garda, Frustami di Gianni Drudi (mah), e chi più ne ha più ne metta.

Fino all’inevitabile rilancio con gli OttoEtti. Nell’epoca eroica degli addii al nubilato, l’entusiasmo delle fans è arrivato al punto di mettere in pratica i versi del brano, per la gioia del cantante (e del pubblico in delirio)…

Profondo Rosso

No, non è un riferimento al nostro colore preferito. Ma al piccolo segreto di un brano che tutti – sì dai, tutti – abbiamo ballato almeno una volta nella vita. Un mix di lingue e comandi bizzarri, Claudio Cecchetto lo definì “un gioco associato alla musica”, ma dietro quel riff di tastiera si cela la mano prog che compose una delle colonne sonore più incisive e inquietanti degli anni 70.

Cecchetto lancia il Gioca Jouer come sigla del Festival di Sanremo 1981, da lui stesso condotto, esattamente 40 anni fa: si apre il decennio d’oro del pop italiano. Maledetta Primavera si piazza seconda dietro Alice, i Ricchi e Poveri restano in 3, debuttano Luca Barbarossa e Fiorella Mannoia, e grazie al papà della radio privata in Italia la musica di Sanremo ritorna in hit parade. One, Two, Three, Quattro!

Delle Cicale… ci cale, ci cale (ancora)

1981: dopo l’esordio di due anni prima con Disco Bambina, Fantastico 2 riporta in tv Heather Parisi e la consacra a stella del sabato sera (nella foto, in compagnia dell’immensa Loretta Goggi e di un noto leader politico).

20 anni, prestanza fisica ragguardevole e accento scanzonato, Heather balla e canta un’altra sigla memorabile che arriva in vetta all’hit parade, e che non manca mai nella playlist delle serate OttoEtti.

Il testo è un geniale quasi-nonsense (qui tutta la storia) di Alberto Testa, autore in quegli anni “prestato” alla tivù ma che fin dai primi ’60 si è dato un bel da fare per popolare le classifiche italiane.
Da Renato a Grande Grande Grande, per una certa M. Mazzini, fino a Bandiera Gialla e a ben altri due classici del repertorio 8hg più “vintage”: Quando dico che ti amo e soprattutto Quando Quando Quando, capolavoro di semplicità e caposaldo della melodia italica che ha spopolato nel mondo.

L’interpretazione che amiamo di più? Quella di Murph & The Magic Tones naturalmente.

Un brano che da sempre, nei nostri show, scatena inevitabile il trenino.
Per Voi una inedita performance live dal 2008, con un’introduzione… zootecnica:

20 Anni Con Voi

Nel lontano luglio del 2001, pochi avrebbero immaginato che questa inedita operazione musical-culturale si sarebbe spinta tanto avanti nel XXI secolo. Sarà perché gli anni 80 non sono mai davvero tramontati. Sarà perché certi suoni rappresentano tracce indelebili in tutti noi. Sarà perché ti amo.

Celebreremo insieme il nostro Ventennale attraverso il 2021 con nuovi video, vecchie foto e le nostre migliori ignorantate.

Per tutti i fedelissimi che proprio non ce la fanno ad aspettare, il pregiato Calendario OttoEtti del Ventennale si può già richiedere, lasciando un commento qui sotto, oppure via Facebook o Instagram: adornerà gioioso le vostre case e le vostre botteghe, accompagnandovi in un viaggio di parole e musica attraverso la nostra – e la vostra – storia.

Nel frattempo, riviviamo il nostro primo grande anniversario online: